mercoledì 3 agosto 2011

La qual spero resti servita

Se mi siedo vicino ad una signorina di bianco vestita, vicino a un castello, pezzo unico salvabile di un paese da dimenticare, che legge un libro all'ombra di un albero..non mi aspetto che mi voglia bene, ma almeno che non se ne vada solo perchè ho acceso una sigaretta. Vaccag*re cammella. In quella frazione di secondo credo di aver desiderato essere John Kennedy che sputa il fumo in faccia alla sua Jackie, nella mia testa insofferente ormai alle buone maniere. Ah, se almeno avessi avuto una pelliccia, le avrei fatto vedere come si porta ad agosto. Invece mi son tenuta la mia camicetta di disadattamento e la bigiotteria dell'indolenza, per l'uscita "elegance" della giornata.

Se poi voglio andare oltre, faccio una capriola ma per mezzo secondo sono sospesa lì, proprio sull'oltre come su un orlo..come se da un vestito passi alla pelle oppure su un precipizio.

Avrei voluto essere lei, per come mi è apparsa. E per il tempo dell'apparizione.

1 commento:

  1. ... bisognerebbe ricordarsi, nel desiderare le apparenze altrui, che noi stessi siamo apparizioni, per altri. Il problema è che non siamo apparizioni per noi stessi. O forse non è un problema. Anzi, direi proprio una fortuna. Solo così riusciamo a rimanere ancorati a terra pur riuscendo a far voli tanto alti. E tu, diciamola tutta, sei pure una bella apparizione. Altro che camicetta di disadattamento. Noi stiamo con le scarpe della scoperta e lo zaino della meraviglia. Ecosìssia.

    RispondiElimina